Wednesday, November 29, 2006

Viaggio in Norvegia

15 agosto 2005

Partenza a Ferragosto! Alle 18 circa partiamo da Bologna e dopo 4 ore di volo, con scalo a Bruxelles, arriviamo a Goerdamon, l’aereoporto di Oslo. Noleggiamo la macchina alle 22.30 e partiamo verso nord alla volta di Hamar sulle sponde del lago di …, prima di Lillehammer, dove abbiamo prenotato l’ostello.

16 agosto 2005

L’ostello si rivela molto bellino (una tripla con letto a castello tutta in legno chiaro), e ancora di più la colazione…si rivelerà la migliore di tutto il viaggio! Insaccati, formaggi, marmellate, pane caldo, aringhe, salmone fresco e salmone in forno… e inoltre i buonissimi waffels. Ci ingozziamo a più non posso e facciamo pure i panini (di nascosto…perché si potrebbero fare ma si paga 50 nok a testa).

Dopo colazione prendiamo la mitica E6 che loro spacciano come autostrada ma è poco più di una statale i cui limiti spaziano da 50km/h nei centri abitati a un massimo di 90km/h nei tratti più isolati (e più curvosi!!!).

Decidiamo di fare una mega trebbiata e così dopo ben 15 ore di macchina con una micropausa per la cena (dove assaggiamo il trollburger e l’hawaiburger con ananas e cipolle) e circa 800 km di strada (fate voi i conti della media..) arriviamo a Mosjoen, ultima cittadina di rilievo prima del Circolo Polare Artico.

Decidiamo di nuovo di dormire in un ostello, e abbiamo fortuna: visto che tutte le camere standard e le camerate sono piene, ci danno allo stesso prezzo una camera per 2 con bagno nella Guest house. Una cameretta piccolina ma carina, con bagno. Prezzo ottimo (450 corone=56,72 euro) con colazione inclusa!

Ma il pezzo forte è il tizio alla reception (che poi scopriremo essere il boss) : ci da una serie di dritte su strade alternative, limiti di velocità e autovelox molto mooolto utili.

Durante tutta la strada compare il cartello - attenzione attraversamento alci - ma non ne vediamo nessuna, in compenso 2 volpi magrissime ci attraversano la strada e salviamo un gattino ferito che giaceva nel mezzo di una strada a 90km.

17 agosto 2005

Partiti dall’ostello di Sandvik altra trebbiata con destinazione BODO (per poi traghettare alle isole Lofoten). Ma è impossibile non fermarsi al Circolo Polare Artico. E’ un posto molto turistico certo, ma ha il suo fascino. Si trova in un altopiano stupendo con ghiacciai innevati. Ed è frequentato da branchi di renne che attraversano la strada. Bellissime!!!

Arrivati a Bodo ci dirigiamo al molo per prendere il primo traghetto utile. Abbiamo un paio d’ore di tempo da perdere e le spendiamo nel centro commerciale più grande della zona (riusciamo anche a fare shopping!!!). Aprofittiamo per mangiare qualcosa e io provo la mia prima Fiskesuppe: una zuppa di panna e pesce (con salmone e gamberetti…) dal sapore dolce e delicato. Scopriamo qui che in Norvegia non si paga l’acqua. Infatti abbiamo ordinato 2 bicchieri d’acqua e la cameriera ce li ha riempiti dal lavandino, poi ci ha messo ghiaccio e limone e voilà! Pero’ era buona. E la ragazza non era per niente scocciata del fatto che noi avessimo preso qualcosa gratis.. (come in Italia!!!!)


Altra conferma: qui sono tutti estremamente gentili e parlano bene l’inglese.

Alle 17.40 salpiamo e troviamo i primi italiani a bordo. Il traghetto è bello, ben spazioso, pulito. Si puo’ mangiare, dormire, leggere..

Il tempo è così così, ma l’arrivo alle Lofoten è da film. Sono davvero belle come si vede da questa foto.
Notiamo subito che c’è ancora molta luce. A
nche se il sole di mezzanotte finisce con Luglio, ad agosto c’è luce fino a tardi: giriamo per i primi paesini in cerca di una sistemazione convinti che siano le 7 di sera e invece sono le 22! Guardiamo alcuni bungalow ma non ci convincono e sono molto cari (più di 150 euro per 1 notte!). Chiediamo per qualche camera presso privati (economiche) ma non c’è posto. Alla fine arriviamo a un museo con un cartello “reception call…” e un numero di telefono. Telefoniamo e quando oramai non ci speriamo più, risponde una signora gentilissima che ci offre una camera che doveva dare a degli italiani che pero’ hanno bidonato. Costava 1000 nok ma ce la cede a 600 e sta sul mare. Ok la prendiamo!

Quando la vediamo scopriamo che in realtà è un Rorbuer (=una casetta dei pescatori risistemata) di ben 12 posti letto, con cucina, bagno e tutta arredata. Molto con cura. I letti sono su un soppalco sotto il tetto. La casetta è costruita su palafitte direttamente sul mare, infatti nel sonno siamo cullati dal rumore delle onde. Meraviglioso…

Peccato che il mattino dopo un tempo infame ci attenda.. perché la sistemazione è talmente bella che scattiamo tantissime foto.

18 agosto 2005

Visto il tempo terrificante (diluvia) decidiamo di cercare un posto per fare colazione, concetto che alle Lofoten non deve essere tanto familiare. Non esistono bar e alle 11 di mattina ci consigliano un ristorante..
Accettiamo (anche perché la pioggia è davvero fastidiosa e non c’è molto altro da fare) ..r
iusciamo a perdere giusto un po’ di tempo nel centro informazioni (davvero ben fornito) e poi ci dirigiamo da Maren ANNA : un ristorante delizioso fra barche di pescatori e gabbiani. Alla fine il nostro è un brunch che inizia con caffè alle 11.40 e finisce con torta alla frutta alle 15… passando per un fantastico merluzzo e una davvero strana balena. (si lo so, non si dovrebbe mangiare per via della sciagurata caccia che fanno. Ci abbiamo effettivamente pensato quando ci hanno portato il piatto ).

Finito di mangiare aveva anche smesso di piovere, quindi ne approfittiamo per visitare A (scritta con il pallino sopra) che come tutti presto scoprono si pronuncia “O” (chiusa) ed è l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese. Infatti A è l’ultimo villaggio dell’isola.
Il vecchio villaggio dei pescatori è stato trasformato in un museo. Girelliamo fra il capanno dove costruivan
o barche, il fornaio, il fabbro e la baracca dove fanno l’olio di fegato di merluzzo. Lo assaggio…terrificante! E per ore mi resta in bocca un saporaccio. Lo sconsiglio a chi soffre di nausea facile.

Dopo le ultime case ci arrampichiamo sulla scogliera per ammirare il mare selvaggio che vi si scaglia contro. Nel posto più impervio e battuto dai venti ci sono ben 2 tende! I norvegesi sono proprio malati per il camping selvaggio.
Ci sarebbero tante cose da fare: andare alla ricerca del Maelstrom leggendario, descritto persino da Poe, fare un fo
tosafari di orche e balene.. ma con il brutto tempo non viene organizzato quasi niente. Così decidiamo di partire verso nord, alla scoperta delle altre isole Lofoten.


Purtroppo non sono belle come Moskenes. Ci impressionano le spiagge caraibiche con mare turchese nell’isola Flakstadøy.. (devono essere splendide con il sole!), ma per il resto – forse per la pioggia che è ricominciata forte – non ci esaltiamo più di tanto. Per non parlare della capitale Svolvaer, piuttosto deprimente.

Ci sembra impossibile che con un simile tempaccio partano traghetti e visto che il molo è deserto e la biglietteria ben chiusa, non ci resta che .. telefonare a bordo! Incredibile…rispondono i marinai che ridendo ci assicurano che arriveranno e ripartiranno in orario. E infatti alle 21.30 ecco il traghetto per Skutvik. Un ragazzo con k-way e pos portatile passa da una macchina all’altra (poche a dire il vero) per fare i biglietti, sotto un’acqua scrosciante. Riesce persino a fare dell’umorismo “nice weather, eh?” Si parte e si balla parecchio. Unico modo per non dare di stomaco e starsene sdraiati sulle poltrone cercando di dormire. Dopo 2 ore di sballottìo eccoci sulla terraferma. Arriviamo nel nulla.. per fortuna che grazie alla solita combinazione brochure con indirizzi + cellulare riusciamo dal traghetto a prenotare una camera in uno squallido ma comodo (vicino al porto) hotel di Skutvik.

19 agosto 2005

Inizia il viaggio di ritorno a Oslo. Partendo la mattina alle 8 dallo sbarco, la sera riusciamo ad arrivare circa 120km sotto Mosjones, sulla strada per Trondheim con oltre 600 km sulle spalle. Unica sosta concessa, la visita al minuscolo ma molto interessante museo Sami ad Harran. Una ragazzina Sami molto orgogliosa delle sue origini, ci racconta in ottimo inglese, un po’ di storia, costumi e problemi di questa minoranza. Molto istruttivo!

La giornata di viaggio è scandita anche da un altro evento a lungo atteso.. l’avvistamento di un alce! Dopo aver incontrato per km e km cartelli che avvisavano possibili ma inesistenti attraversamenti di alci, avevamo rinunciato all’idea, arrivando addirittura a prendere in considerazione l’idea di vederli in un parco a pagamento (ahimè una sorta di zoo). E invece quando meno ce lo aspettiamo, quando le nostre macchine fotografiche sono scariche, al tramonto, in mezzo a un campo coltivato .. eccolo lì, enorme e tranquillo ci fissa con noncuranza. Pianto i freni e il cuore ci batte all’impazzata per l’emozione. Lui si spaventa un po’ fa qualche saltello indietro poi si rigira e ci guarda curioso. Stupendo.

Uno di quei momenti che non dimentichero’ mai!!!!

La degna conclusione della giornata: dormire in una hytta, una di quelle casupole rosse di legno (chiamarle bungalow è riduttivo) disseminate ovunque nella Norvegia. Sono come piccole baite, spesso con l’erba sul tetto, in riva a laghi, fiumi, fiordi.. e costituiscono un modo economico e molto a contatto con la natura per dormire. Possono essere deluxe o spartane. Avere solo i letti oppure essere perfettamente arredate. La nostra ha il bagno, un cucinino, una stufa con la legna e un tavolo con delle sedie stranissime ma molto comode. La proprietaria è assente e il figliolo non brilla per intelligenza e si dimentica di darci piumini e cuscini. Ok che abbiamo le lenzuola ma di notte è freddo!! Meno male dopo aver parlato con la madre (chissà che sgridata si è preso!) ci da tutto quello che serve per la notte.

Un bel the caldo con biscotti chiude degnamente la giornata. (fortunatamente ci siamo comprati un po’ di scorte alimentari eh eh).

20 agosto 2005

Altra giornata di viaggio (600 km), in cui conveniamo che è davvero stancante guidare con questi limiti di velocità. Unica sosta della giornata alla cascata .. una delle più grandi e più suggestive della Norvegia perché contiene al suo interno una scala per salmoni. In pratica per agevolare la risalita dei salmoni hanno scavato al suo interno tante vaschette comunicanti che dal fondo li aiutano a risalire. L’ultima parte è attrezzata con pareti di vetro per l’avvistamento e la conta da parte di studiosi. Peccato che quando arriviamo la cascata è…chiusa! Non so bene come funzioni ma a quanto pare siamo nella stagione sbagliata, è tutto chiuso: l’acqua che nelle foto vediamo cascare copiosa, è poco più di un rivolino ed è chiuso pure il mega edificio nonché acquario nonché centro per la pesca (con tanto di finto salmone come banderuola). Un piccolo passaggio pedonale permette comunque di arrivare sul fondo e noi avvistiamo qualche povero salmone che prova a saltare sui massi quasi asciutti..

Per la notte giungiamo ad Elverum - città dal nome elfico! - nella quale è piuttosto difficile trovare da dormire (la lonely si rivela decisamente non aggiornata). Ci concediamo l’Hotel Central di nome e di fatto. Un po’ più caro ma molto confortevole, con una bella vasca e una colazione esagerata. Ci possiamo persino farei waffel da soli!

Come sempre facciamo i panini del pranzo ..

21 – 22 agosto 2005

Eccoci a Oslo! La città si dimostra come tutte le capitali europee un centro cosmopolita e vivace. Vediamo i primi abitanti non norvegesi (anzi capitiamo proprio nel mezzo di un Festival Indiano!), girelliamo fra negozi, locali..

No comments: